Spesso, le MGF si
giustificano in funzione della preservazione della verginità e rafforzamento
della fedeltà del matrimonio, nonché dell’onore famigliare, e dell’aumento
delle “chance” di matrimonio.
Talvolta, infatti, la MGF è precondizione per poter
contrarre matrimonio. (Ad esempio, in Sudan i matrimoni tra uomo e donna non circoncisi
sono ritualmente vietati e pertanto non validi,
mentre presso i Nuba la cerimonia
non può avere luogo fino a che la clitoridectomia non sia effettuata). Si
sostiene che la pratica aumenti il piacere sessuale del marito. Si ritiene inoltre
che l’incisione, e talvolta anche l’infibulazione accrescano la fertilità della donna.
Presso
alcune culture, le donne sono considerate sterili per natura, solo la
circoncisione le renderà fertile. La spiegazione si ha talvolta ricorrendo ad
elementi magici: il clitoride, qualora non rimosso può danneggiare il feto, fisicamente
e spiritualmente.
Altra
preoccupazione diffusa è la credenza (in particolare dell’Islam) che la
sessualità femminile sia forte, irresponsabile e irresistibile, e le usanze di
MGF riducono questo fenomeno che avrebbe conseguenze negative sui maschi. Come
già evidenziato, sembra possibile ravvisare un continuum tra estetica, funzionalità
e controllo della sessualità, bello è ciò che funziona bene, ed è tale ciò che
consente all’uomo il controllo della sessualità della donna. Si ritiene allora
che la MGF sia
utile a prevenire le malattie, i rapporti sessuali ed adulterini.
Un’altra
razionalizzazione dell’infibulazione è in termini di protezione contro la
violenza sessuale. Si tratta sicuramente di pratiche di origine religiosa appartenenti ad una
cultura diversa e non accolta da quella occidentale. Le famiglie che non hanno praticato
questo rito vengono umiliate e discriminate dalla società, le donne perdono la
possibilità di essere sposate, che secondo la loro tradizione è il modo
migliore per un futuro migliore.
Si
tratta di problematiche di diversa natura ma di fondo assumono una dimensione
specificamente femminile. Il problema che si è posto la comunità nazionale ed internazionale
è quello di superare questa tradizione che va contro i nostri diritti umani, e cercare
di sensibilizzare le comunità in cui queste usanze hanno origine e vengono
rigidamente conservate, su quali siano le conseguenze negative di questa
pratica.
E questo per il
semplice motivo che dobbiamo conoscere che in un mondo pluriculturale ogni cultura
riconosce i diritti umani alla sua maniera. Ma il nostro ordinamento le
considera come atti di violenza contro le donne equivalente alla violazione dei
nostri diritti fondamentali dell’uomo, come “il Diritto alla salute”, di cui art.
32 della Costituzione Italiana e in nessun caso possono essere giustificati tali interventi, la finalità dei
quali è tutt’altra che terapeutica.
E’ evidente il
contrasto delle pratiche di mutilazioni genitali femminili con i valori accolti
e tutelati dalla Costituzione, e credere che il rispetto dei diritti fondamentali, primo fra tutti il diritto della libertà, sia ancora oggi la
barriera affinché possano essere accolti i valori e i modelli culturali stranieri.