L’Organizzazione Mondiale
della Sanità (OMS), ha definito come mutilazioni genitali femminili tutte le
pratiche che portano alla rimozione totale o parziale dei genitali esterni
femminili o ad altri danni agli organi genitali femminili compiuti sulla base
di motivazioni culturali o altre motivazioni non terapeutiche.
Come premesso con l’espressione “mutilazioni
genitali femminili” si fa riferimento a pratiche rituali non
terapeutiche, le conseguenze delle quali variano a seconda delle modalità e
gravità degli interventi
. Sono pratiche compiute sulla base di motivazioni
culturali, e racchiude una serie di pratiche differenti che vengono applicate da
diversi gruppi culturali. Un fenomeno assai vario e composito, che ha origine
remota e risale addirittura all’età delle dinastie faraoniche egiziane
(2850-525a.c.). Quindi
si tratta di usanze vincolate alla tradizione, alla storia, alla religione, concentrate
nei paesi di Africa, Asia ed Egitto. La mutilazione genitale femminile è una
pratica radicata in comunità etniche e religiose caratterizzate da una struttura
strettamente patriarcale e fortemente connessa alla tradizione di questi paesi.
Ma i primi casi di “infibulazione” documentati risalgono all’inizio del XIX secolo.
Le popolazioni che le praticano, tuttavia, non apprezzando gli aspetti negativi che contiene
l’espressione MGF preferiscono usare il termine “circoncisione o infibulazione”, anche se il termine
non è esatto perché come vedremo in seguito “infibulazione“ è uno dei quattro
tipi delle pratiche di mutilazioni genitali femminili e non può comprendere tutti
i tipi.
L’età delle donne sottoposte a rito
mutilatorio varia a seconda della tipologia e dell’area geografica in cui viene
effettuato, ma generalmente è abbastanza bassa (tra i quattordici e i dieci
anni). La diffusione del fenomeno ha senza dubbi dimensioni allarmanti. In base
alle ricerche effettuate dall’OMS si stima che vi siano circa 130 milioni di donne che hanno subito la pratica
delle mutilazioni genitali femminili e che tali usanze siano particolarmente
diffuse in ventotto paesi africani, sul Medio Oriente e alcune regioni Asiatiche.
Attualmente, in diversi paesi del mondo, esistono varie comunità che praticano
le MGF e un numero sempre maggiore di persone sta migrando da tali stati verso l’Italia.
Le MGF hanno una base
culturale e sono praticate da credenti di religioni diverse, seppure non tutti i credenti di una
religione in particolare la effettuano. La pratica di mutilazione genitale
femminile è sostenuta da un sistema complicato e potente di credenze. Per molte
persone, la MGF è
una fase normale della vita di una donna che fa parte del vissuto di tutte le
donne. E’ un passo atteso e conosciuto dello sviluppo di una ragazza verso
l’età matura.
La pratica poi può essere associata con
celebrazioni tradizionali per l’ingresso nel pieno della femminilità, spesso
accompagnate da regali e festeggiamenti solenni. Tale tradizione è sostenuta
dalla pressione sociale che tiene coesa una comunità. Essa è praticata nell’intenzione
di garantire un futuro di prosperità alla ragazza e con la convinzione di
migliorare la salute, la castità, l’igiene, la coesione sociale, l’onore famigliare,
la possibilità di matrimonio, e la buona riuscita del parto.